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I soci ebrei della Società dei Naturalisti in Napoli

La Società dei Naturalisti in Napoli è una società scientifica, formalmente indipendente, ma storicamente parte dell’Università di Napoli Federico II.

Con le leggi razziali fasciste del 1938, la Società fu coinvolta nella epurazione degli ebrei. Come spiegato più avanti, il suo atteggiamento fu di ignorare il problema e adeguarsi alle direttive governative. Molti dettagli possono essere ricavati dalla ricca documentazione di carte molto varie, da documenti ufficiali a lettere confidenziali e bozze, che è stata catalogata e digitalizzata (ndr: si legga a tale proposito, quanto già documentato sul sito, e una nota su Jone Foà).

Subito dopo l’emanazione delle leggi razziali, il Ministero dell’Educazione Nazionale chiese alla Società, come a molte istituzioni culturali, un censimento dei soci. La Società eseguì con diligenza, e il 5 ottobre 1938 trasmise al Ministero i risultati: 3 soci, Anna Foà, Jone Foà, Herbert Rosenthal, dichiaratisi ebrei, nessuno iscritto alla comunità israelitica.

Nelle carte non si trova traccia alcuna di provvedimenti nei riguardi di questi soci. Abbiamo solo gli elenchi dei soci: quelli a cavallo delle leggi razziali sono del 1937, comprendente i 3 soci, e quello del 1940, in cui i soci non compaiono. Non una parola di spiegazioni, né, in tutta la documentazione, un solo cenno di dissenso nemmeno informale.

Questo si spiega sia con un atteggiamento sostanzialmente favorevole all’epurazione, sia col fatto che il Ministero adottò una tecnica ipocrita, che evitava espulsioni formali: la società fu ufficialmente disciolta, e poi ricostituita con un elenco di soci approvato dal Ministero stesso.

Il 13 febbraio 2023 la Società ha deciso di prendere una posizione su questi fatti, e ha apposto nei suoi locali la targa mostrata in figura. Alcune brevi considerazioni:

Anzitutto la Società non poteva restare muta su quanto avvenuto allora. Oggi la Società è una realtà attiva per l’incontro e la discussione scientifica. La maggioranza dei suoi soci non sarebbero disposti a permanere in una Società che mostrasse indifferenza rispetto a questi fatti.

È consolante che l’estromissione dei tre soci non sia stata accompagnata da fatti di sangue. Tutti sopravvissero e la loro morte, più tardi, non fu legata alle persecuzioni. Le colpe, della Società e dello Stato, si configurano come un’offesa ai suoi tre validi membri. Per questo una targa di riparazione può considerarsi sufficiente.

Il danno è stato per la Società, ancor più che per i soci epurati. Mentre questi ultimi non hanno niente da rimproverarsi, la Società si ritrova una macchia nella sua storia, tanto più grave perché, se il razzismo è orribile per tutti, contraddice specificamente l’obiettività e l’indipendenza che dovrebbero essere propri di una Società scientifica.

La forma di riparazione scelta è stata di nominare i tre, allora epurati, ora soci onorari. Ci rendiamo conto che si tratta di una formalità senza conseguenze pratiche, ma vuole esprimere sia il disagio e il dolore per i fatti di allora, sia l’apprezzamento presente. Se infatti l’epurazione sarebbe condannabile qualsiasi fossero le figure dei soci coinvolti, le nostre ricerche hanno accertato che si tratta di personaggi di alto valore scientifico, la cui mancanza ha causato un impoverimento culturale della Società.

qui i video della cerimonia

Targa svelata

Lettura della targa

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