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Gabriele Veneziano è un insigne fisico italiano, il cui “modello di Veneziano” rappresenta l’inizio della famosa “Teoria delle Stringhe”; si rimanda a questo link per un breve excursus del suo eccezionale percorso scientifico.

Figlio di Giuliano e Bruna Belgrado Valech, nacque a Firenze il 7 settembre 1942, primogenito di quattro fratelli; aveva appena 14 mesi quando, insieme ai suoi genitori, sua zia e sua nonna, si salvò dalla retata nazi-fascista del 5-6 novembre a Siena, durante la quale fu preso, per un viaggio senza ritorno, il nonno materno Ubaldo Belgrado.

Ubaldo Belgrado era nato a Firenze l’8 maggio 1891. Primogenito di sei fratelli, rimase orfano di madre molto giovane e si trasferì a Siena, diventando impiegato nel negozio di Davide Valech, titolare di un oreficeria – orologeria che si trovava in Banchi di Sopra all’angolo con Piazza Tolomei. Nel 1912 sposò Annita Valech, una sorella di Davide, dal cui matrimonio nacquero due figlie, Bruna e Fernanda (una terza figlia morì in tenera età). Ubaldo lavorò nel negozio del cognato per molti anni e, nel 1940, aprì un suo laboratorio di orologeria in Via Montanini.

Dopo il 1938, a causa delle “Leggi Razziali”, alla figlia Bruna, che si era diplomata maestra, fu precluso l’impiego nella scuola pubblica. Fu istitutrice privata di alcuni ragazzi ebrei espulsi dalle scuole senesi e, dopo un periodo trascorso a Milano, si trasferì a Firenze e sposò Giuliano Veneziano.

I dettagli completi della terribile notte del 5-6 novembre 1943 sono descritti nel racconto dei fratelli Veneziano legato alla recente posa della pietra d’inciampo intitolata al nonno, il 14 gennaio 2025, in via della Diana 35, a Siena.
A Siena, nella stesso giorno, furono arrestate alcune decine di persone, tra cui altri membri dalla parte Valech della famiglia: Davide e Michele Valech, fratelli di Annita, Livia Forti moglie di Davide Valech e i loro figli Vittorio, Alba, Vera, Morosina e Ferruccio che si trovavano insieme nella Villa del Branchino in strada dei Cappuccini. Un’altra figlia, Elda, assieme alla zia Rita Forti (sorella di Livia), sfuggite all’arresto, si presentarono volontariamente al comando per timore di rappresaglie sui propri figli, nati da matrimonio misto. Vera, Vittorio, Elda e Alba, sposati a non ebrei, furono poi rilasciati, ma Alba fu nuovamente fermata a Milano nell’aprile del 1944 e deportata ad Auschwitz, quando gli altri deportati della famiglia erano già spariti da tempo. Lei invece riuscì a salvarsi e, nel 1946, scrisse un libro, A 24029, uno dei primissimi memoriali sulla deportazione, che racconta molto bene la sua terribile esperienza.

Pochi mesi dopo la retata di Siena, i genitori di Gabriele Veneziano, sotto shock per quanto avvenuto, decisero di separarsene, nascondendolo presso un convento di suore nella periferia fiorentina. Tornò a vivere in famiglia soltanto dopo la liberazione di Firenze nel 1944, quando aveva due anni.

Dopo aver fatto i suoi studi, prima alla scuola elementare ebraica, poi alla scuola media e liceo scientifico, si iscrisse nel 1960 alla facoltà di Fisica dell’Università di Firenze conseguendo con pieni voti, nel 1965, la Laurea con una tesi diretta dal Prof. Raoul Gatto.

In quel periodo maturò in Veneziano l’idea di proseguire gli studi per un dottorato all’Istituto Weizmann in Israele. Varie ragioni lo spinsero in questa direzione: uno stage estivo in Israele organizzato dalla Comunità ebraica di Firenze (dove ebbe occasione di visitare brevemente l’Istituto Weizmann); un incontro, reso possibile da amici comuni, con il fisico Giulio Racah (ebreo fiorentino emigrato in Israele nel 1939 e successivamente Rettore dell’Università ebraica di Gerusalemme); l’incoraggiamento dell’allora fidanzata, Edy Pacifici, con cui frequentava il CGE (centro giovanile ebraico) di Firenze. Le nozze furono celebrate a fine luglio 1966 e, praticamente subito dopo il viaggio di nozze, la coppia si imbarcò per Israele.

I due anni passati al Weizmann (1966-1968, con in mezzo la guerra dei 6 giorni) segnarono l’inizio della «fortuna» scientifica di Veneziano. Lì fu concepito, giusto prima di lasciare il Paese, il “modello di Veneziano” considerato oggi l’inizio della ormai famosa “String Theory”, anche se la sottomissione del lavoro avvenne solo qualche mese dopo al CERN, tappa intermedia del trasferimento al MIT nell’autunno 1968 per iniziare il suo primo posto di ricercatore post-doctor.

Dopo aver passato quattro anni al MIT (dove collaborò soprattutto con Sergio Fubini, fisico ebreo italiano che aveva studiato da ragazzo in Svizzera durante il fascismo) Veneziano rinunciò a fare una carriera in USA e fece ritorno nel 1972 all’Istituto Weizmann come «Full Professor» iniziando allo stesso tempo lunghe visite estive al CERN.

Durante un primo anno sabbatico al CERN nel 1976-1977 gli fu offerto un posto, prima di lunga durata, poi dal 1978 permanente, nella divisione di Fisica Teorica. Dopo non poche esitazioni (l’arrivo di Menahem Begin al governo avendo dato una mano) Veneziano decise di dimettersi dal suo posto permanente al Weizmann e di accettare l’offerta del CERN. Questo gli permise di allargare i suoi interessi ingaggiandosi in molteplici collaborazioni scientifiche con fisici di tutto il mondo (ma in particolare con fisici Israeliani che Italiani) convinto che proprio dall’accostamento di culture (sia umanistiche che scientifiche) diverse possano emergere le idee rivoluzionarie di cui la scienza fondamentale ha tanto bisogno.     

Documentazione allegata

Testimonianza letta in occasione della posa della Pietra d’Inciampo dedicata a Ubaldo Belgrado, il 14 gennaio 2025, in via della Diana 35, Siena.

Alba Valech Capozzi, A 24029, Soc. An. Poligrafica, Siena 1946
Libro stampato in pochi esemplari a Siena nell’immediato dopoguerra, già concesso all’ANED per la distribuzione online dall’autrice, nel 1995, qui divulgato per gli scopi del sito nella medesima versione (© www.deportati.it), rilasciata da G. Veneziano.
In caso di detenzione dei diritti inviare un messaggio a Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. per l'immediata rimozione

 

ubaldo belgrado
Ubaldo Belgrado, fonte : Fondazione CDEC, https://digital-library.cdec.it/cdec-web/persone/detail/person-501/belgrado-ubaldo.html

veneziano famiglia
Gabriele Veneziano, secondo da sinistra, con il fratello Giuseppe e i familiari durante la posa della Pietra d'inciampo dedicata al nonno, Ubaldo Belgrado (fonte https://www.radiosienatv.it/siena-collocata-la-pietra-di-inciampo-per-ricordare-ubaldo-belgrado/)

ubaldo belgrado inciampo
Pietra d'inciampo dedicata a Ubaldo Belgrado, fonte https://www.radiosienatv.it/siena-collocata-la-pietra-di-inciampo-per-ricordare-ubaldo-belgrado/