logo ingv alto nero 18
BANNER TESTIMONIANZE

Inizio questa testimonianza raccontando l’origine di questa iniziativa, che risale al 27 gennaio del 2021, quando, in occasione del Giorno della Memoria, inviai un e-mail a tutto il personale dell’INGV; ne riporto il testo, a premessa del ricordo familiare:

Carissimi amici e colleghi,

oggi è il Giorno della Memoria, una ricorrenza internazionale celebrata per commemorare le vittime dell’Olocausto, la Shoà. Potrei narrarvi le drammatiche vicende vissute e tramandate dalla mia famiglia, o per lo meno dal lato materno della mia famiglia, perché una grande parte dei miei parenti paterni non li ho potuti conoscere, portati via, in qualche campo di sterminio, dalla furia nazista.

Ho la fortuna di avere ancora in vita mia madre, ha 93 anni, è uno degli ultimi testimoni di quanto accadde, e ogni volta che la vedo mi rendo conto di essere, io stesso, un frutto del caso, della fortuita sopravvivenza dei miei familiari, che scapparono da Roma pochi istanti prima di essere catturati dai nazisti, durante il drammatico 16 ottobre del 1943. Allego, a tale proposito, la testimonianza della loro drammatica sopravvivenza, da me raccolta e letta da mio figlio Lorenzo, esattamente un anno fa, in occasione della celebrazione “Memorie di Famiglia”, organizzata dalla Comunità Ebraica di Roma. Eppure, scrivo questo mail anche per ricordare il danno culturale e scientifico, nonché l'onta indelebile, che l’Italia ha dovuto pagare per l’infamia delle leggi razziali fasciste, che hanno cancellato la straordinaria opera, oltre che spesso la vita, di menti straordinarie, così come era straordinaria la vivacità culturale dell'ebraismo europeo del '900, cui dobbiamo la nascita della fisica e della matematica moderna, della psicologia, delle moderne dottrine economiche e politiche. Vi rimando, a tal fine, alla lettura di questo articolo:

https://www.mosaico-cem.it/cultura-e-societa/personaggi-e-storie/le-scienze-senza-gli-ebrei-il-suicidio-intellettuale-dellitalia-fascista

Concludo con la mia personale speranza di riuscire, in futuro, a organizzare qualcosa in Istituto, per commemorare questa tragica ricorrenza. Proprio in questo Ente, che è parte sostanziale della mia vita. 

I miei colleghi risposero in maniera straordinaria, con innumerevoli messaggi affettuosi e collaborativi, che mi sollevarono dall’iniziale riluttanza, un sentimento che ancora mi pervade quando penso al Giorno della Memoria, una sorta di contraddittoria voglia di parlare al mondo, quasi con fierezza, delle vicende familiari, contrapposta al senso di intimità e di possesso che probabilmente derivano dal mio lato paterno, come potrete leggere, per l’appunto, nella testimonianza allegata.

È trascorso un anno, da allora e, avvicinandosi le ricorrenze per il Giorno della Memoria 2022, ho iniziato a pensare alle migliori modalità per mettere in atto quanto proposto. Avevo chiaro in mente di non voler organizzare alcunché mediante piattaforme telematiche, essendo tutti noi travolti da eventi a distanza, e avrei preferito rimandare la celebrazione di un anno, pur di riuscire a ideare un evento empatico, in presenza.

Tale eventualità è stata sempre più allontanata dalla pandemia e, il senso di colpa per la mia inadempienza, molto ebraico, misto a un senso di inadeguatezza sulla capacità di sostenere un’iniziativa in tal senso, con il suo carico emotivo difficilmente affrontabile, hanno rischiato di prendere in me il sopravvento.

Nel frattempo, diverse persone hanno continuato a sollecitarmi sulla necessità di portare avanti l’iniziativa: mi fa piacere menzionare, per esempio, le colleghe Maria Ilaria Pannaccione Apa e Lili Cafarella.

Ma, in particolare, la realizzazione di questo progetto si deve al mail illuminante ricevuto da Micol Todesco, della Sezione di Bologna, che mi ha suggerito, per ovviare alle difficoltà organizzative, di popolare i nostri blog istituzionali di testimonianze.
Da lì, è partita l’idea di un sito internet, una pagina istituzionale dedicata, che potesse raccogliere permanentemente i ricordi di chi, nella ricerca, ha dovuto sostenere le infamie delle leggi razziali, puntualizzando le irreparabili perdite e il danno culturale che ne sono conseguiti per il nostro paese.

Da quel momento, in pochissimo tempo, con grande entusiasmo e forza, è partito tutto. Ancora non so precisamente come questo sito prenderà forma, quanti contributi ospiterà, e quante Istituzioni o persone lo adotteranno come proprio riferimento sull’argomento.

Eppure, già so che sarò per sempre grato ai cari colleghi che si stanno dedicando incessantemente a mettere su questo sito, a partire dal Presidente dell’INGV, Prof. Carlo Doglioni, per me presenza sempre più amicale, oltre che guida dell’INGV, Valeria De Paola - responsabile dell’Ufficio Stampa - instancabile nella promozione dell’evento, Francesca Di Laura e Daniela Riposati dell’Ufficio Grafico, Enrico Rocchetti e Simone Vecchi per il sito web, oltre ai tanti altri colleghi che afferiscono ai servizi informatici e ai gruppi di lavoro dei tre Dipartimenti INGV.

La compartecipazione di questi cari colleghi è già, per me, una forte e concreta dimostrazione di quanto sia importante promuovere la memoria del ricordo oltre che, personalmente, la conferma che il mio Ente di ricerca è, per me, qualcosa di più di un luogo di lavoro: è essenza della mia stessa vita. Essenza a cui tante persone, in passato, hanno dovuto rinunziare. E non dovrà mai più accadere.

Concludo allegando la testimonianza letta e raccolta da mio figlio Lorenzo in occasione della manifestazione: “Memorie di Famiglia”, tenuta il 26 gennaio 2020 presso il Centro Ebraico Pitigliani, Roma, il cui testo è stato cortesemente concesso dagli ideatori della pubblicazione, reperibile nella sua interezza all’indirizzo: https://www.pitigliani.it/memorie-di-famiglia/.

I miei nonni e i miei genitori, allora, non lavoravano presso Enti di Ricerca, ma abbiamo scelto di raccogliere anche le testimonianze di chi, come me, svolge attualmente la propria attività di studio e ricerca, ben sapendo, come già espresso nel e-mail sopra riportato, che la nostra stessa esistenza in vita è un frutto fortuito del caso, di qualche oscura fatalità che ha preservato i nostri familiari dall’orrore nazi-fascista.

Infine, ringrazio mia moglie Valentina Belgrado per i suggerimenti seguiti alla paziente lettura di queste note familiari e personali: non mancheranno, in questo sito, le testimonianze legate alla Comunità Ebraica di Firenze, di cui il nonno di mia moglie fu eminente Rabbino.