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Angelo Di Castro: cancellazione dall'albo degli architetti
  
A causa delle leggi fasciste e razziste del 1938/39, la mia famiglia passa da una situazione di tranquillità a uno stato di totale incertezza. I miei fratelli sono espulsi da scuola, mio padre, giovane architetto nel pieno della sua maturità professionale, cancellato dall’albo con una lettera di preavviso a firma di Plinio Marconi, datata 12/08/1939 e, allontanato dalla sua amata architettura, si trova a dover riorganizzare la sua vita con lavori provvisori e arrangiati, sempre sottoposto a possibili ricatti. In un crescendo continuo da un periodo di difficoltà e incertezza, si arriva all’angoscia e alla paura per la sussistenza e la vita, alla clandestinità durante l’occupazione tedesca e la repubblica di Salò.
Mio padre, al momento della cancellazione dall’albo, oltre che nell’edilizia privata [varie palazzine furono pubblicate nelle riviste più importanti di Architettura dell’epoca, tra cui diverse progettate per l’impresa Lamaro-Persichetti, che creano uno dei primi fronti sul Lungotevere Flaminio (1930-32)], si era cimentato nei grandi concorsi degli anni ‘30, ricevendone vari premi. Nel 1938 partecipa al concorso per la Piazza Imperiale dell’E 42, ultimo prima dell’interruzione forzata, dove prende il V premio ma poi viene escluso dalla gara di secondo grado a causa proprio delle subentrate leggi razziste. Non sto a raccontarvi delle peripezie, le angosce e i danni causati alla mia famiglia dai cinque anni di interruzione forzata della sua attività professionale, voglio solo menzionare che, durante l’occupazione tedesca, pur bisognoso lui stesso, si adopera ad aiutare i più bisognosi. Negli anni 1942-43 insegna all’università clandestina fondata dal matematico Guido Castelnuovo per dare la possibilità agli studenti ebrei espulsi dall’università di proseguire nei loro studi.
Dopo la guerra, l’Università di Roma, con una lettera di Vincenzo Fasolo, attesta il buon livello raggiunto dagli studenti del suo corso.
Dopo il buio della persecuzione fascista e nazista, a testimoniare una continuità della vitalità culturale sia della comunità ebraica che di mio padre, la rinascita è presente nella sua attività professionale con due opere simboliche, la scuola elementare ebraica a Lungotevere Sanzio metà anni ‘50 e la Sinagoga di Livorno dei primi anni ‘60.
La Scuola, con il suo fronte compatto sul rumoroso Lungotevere dove è disposta la parte amministrativa e un prospetto aperto e segmentato da balconi sul retro silenzioso dove compaiono le aule per i bambini nella riconquistata libertà e identità civile e culturale, è inclusa dal Comune di Roma “nella carta per la qualità tra gli edifici moderni di rilevante interesse architettonico o urbano”, ed è indicata come esempio di “architettura estremamente valida” (Sara Rossi, in «L’Architettura. Cronache e storia» n. 47 1959, Art. n. 4, 1998), e infine la scuola è indicata come sintesi di tutti quegli elementi che hanno contribuito a “creare uno «stile Di Castro» da molti ripreso” (F. Mariano (catalogo a cura di), Angelo Di Castro Disegni Pitture Architetture, 1983).
L’ispirazione del nuovo tempio di Livorno trova origine nella spinta vitale che seguì alla tragica esperienza dello sterminio nazista. La ritrovata fiducia nel dopoguerra, che ricordo fortissima in mio padre che rifiutò di partecipare alla Commissione per l’epurazione proprio per proiettarsi nel futuro, si concretizzò nella sinagoga in una proposta nuova. All’interno, la memoria del recente sterminio di milioni di persone è affidata alle lingue di luce rossa che si proiettano dall’alto attraverso due vetrate tra le nervature strutturali e l’interno stesso prorompe verso l’esterno attraverso le strutture in evidenza.
Secondo l’interpretazione data da mio padre stesso, è la tenda nel deserto contenitore-simbolo della cultura ebraica e “prima depositaria del culto monoteista” secondo B. Zevi, (Cronache di architettura, Bari 1971) che si apre al mondo e lancia il suo messaggio universale di pace.

Carlo di Castro Professore Emerito dell'Università La Sapienza, già professore ordinario di meccanica statistica, Socio Nazionale dell'Accademia Nazionale dei Lincei
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