Il Dott. Guido Consigli, discendente di famiglia ebraica veneziana trasferitasi a Rovigo intorno al 1500, nasce a Rovigo il 19 agosto 1903.
Consigli sposa Anna Maria Gentili, figlia di Tullio e Tedeschi Enrica, nata a Verona il 19 settembre 1914. Ha da lei due figli: Attilio Jekurtiel, nato il 31 agosto 1938 a Rovigo e Gabriele, nato a Rovigo il 6 maggio 1940.
Studia al ginnasio-liceo di Rovigo diplomandosi nel 1921. Si iscrive all’Università di Padova nell’anno accademico 1921-22, dove si laurea in Medicina e Chirurgia il 4 luglio 1927 con 110/110 e lode e tesi su “La diagnosi medico legale dell’adulterio”. Supera l’esame di stato all’Università di Milano nella sessione novembre-dicembre 1927 con 99/110. Si specializza quindi alla Sorbona in malattie polmonari.
Nello stesso anno della laurea, ottiene il posto nell’Ospedale Civile di Rovigo. Sarà poi primario dell’Ospedale Civile di Lendinara e quindi del Dispensario TBC e Direttore delle Casse mutue.
Dopo vari rinvii per studio, viene riformato dal servizio militare perché giudicato “permanentemente inabile al servizio, per motivi oculistici”. Il 7 febbraio 1939 è collocato in congedo assoluto perché di “razza ebraica”.
Iscritto all’albo dei Medici il 12 ottobre 1929, viene cancellato dall’Ordine dal direttorio della Confederazione Fascista dei Professionisti il 22 agosto 1939 perché appartenente alla razza ebraica (documento del 29 gennaio 1940), viene riammesso all’ordine alla caduta del fascismo.
Racconta la nipote Franca D’Angeli:
“nell’autunno del 1940 a Rovigo vivevamo nella paura e lo zio Guido decise che era meglio fuggire. Amici di famiglia ci aiutarono a trovare rifugio a Bologna, nel collegio “Giovanni Pascoli” chiuso a causa della guerra. La famiglia fuggi quindi da Rovigo: Guido Consigli, la vecchia mamma Dirce, la sorella Elvira con le due figlie Franca e Carla, la moglie Maria e il figlio Tiel (Attilio).
Agli adulti furono procurati documenti falsi in cui figuravano con il cognome “Rossi”. Mia mamma Elvira confezionava guanti e calze di lana e ogni tanto, sotto falsa identità, usciva dal collegio per procurarsi del cibo per tutta la famiglia vendendo i suoi manufatti. Ricordo che invece lo zio Guido aveva paura di essere catturato e non si allontanava mai dal collegio. Anche all’interno del collegio stava sempre nascosto. Ricordo un giorno in cui entrarono dei soldati tedeschi e il terrore fu enorme. Trovarono solo donne e noi due bambine piccole (lo zio e gli altri uomini erano nascosti) e andarono via. Mi raccontarono successivamente che i tedeschi cercavano un partigiano.
All’interno del collegio, oltre alla mia famiglia, c’erano altre persone. In totale eravamo una ventina. C’era un forno che utilizzavamo per cuocere il pane. Amici non ebrei ci portavano cibo di nascosto. Ricordo i signori Chieregatti, di religione cattolica, che venivano a portarci cibo, vestiti ed altri oggetti rischiando la propria incolumità. Con questa famiglia mia madre è rimasta in affettuosa amicizia per tutta la vita.
La nostra prigionia finì ad aprile del 1945 quando le truppe alleate entrarono a Bologna. Avevo quasi 7 anni e ricordo i soldati che ci regalavano cioccolata e caramelle”
Al di là delle sue eccellenti qualità di professionista, si distinse per la sua personalità, le doti dell’ingegno, la cultura e soprattutto per le sue grandi virtù morali e per l’amore che metteva nella cura dei suoi pazienti dei quali curava non solo il corpo, ma anche lo spirito, Era ancora il “medico di famiglia” e le sue visite, mai limitate, erano occasione di conversazioni cordiali e aperte a tutte le idee.
In giovinezza scrisse novelle e qualche verso, ebbe a confessare con la sua abituale modestia ed anche in seguito si curò con vigile simpatia dei tentativi e delle iniziative culturali dei giovani.
Nel ricordo riconoscente di un suo amico e collega rimane come esempio emblematico la squisita e discreta disponibilità a prestarsi ogni anno ad essere presente al lavoro il giorno di Natale per lasciare i colleghi alle loro famiglie.
Uomo e medico giusto e uguale con tutti tanto che il parroco di San Francesco, monsignor Pavan disse di lui “El più bon cristian de la me parochia el xe l’ebreo Consigli”.
Muore a Rovigo l’1 febbraio 1960.
Il 27 gennaio 2021, in occasione del Giorno della Memoria, il comune di Rovigo ha intitolato a Guido Consigli il Piazzale della Questura.
Un ricordo di Guido Consigli, letto dal nipote di un suo collaboratore.